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Mancino.
– La si vuole originaria di Roma, passata in Sicilia nel secolo XIII.
Godette nobiltà in Siracusa, Palermo, ecc. Un Rinaldo fu giurato di
Siracusa nel 1405-6, carica tenuta nel 1434-35 da un Pietro, nel
1427-28, 1434-35, 1442-43, 1470-71 e nel 1480-81 da un Bartolomeo, nel
1523-24 e 1538-39, 1547-48 da un Alonso. Un Marco, da Siracusa, con
privilegio del 26 agosto 1363, ottenne conferma del feudo Tardello; un
altro Marco fu primo barone di Tumminii e di S. Maria dell’Ogliastro o
Casacca, fondatore dell’infermeria dei padri Cappuccini in Palermo e,
morendo, istituiva erede in tutti i suoi beni Traiano Parisi con
l’obbligo di assumere il nome, cognome ed armi gentilizie di esso Marco.
Arma: nel 1° d’oro, con due bande d’azzurro; nel 2° d’azzurro, con due
pesci mancini d’argento posti in palo.
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Mango.
La si
vuole originaria di Castiglia, passata nel Napoletano, dove godette nobiltà
nei Seggi di Capuana e di Porto e nella Piazza dei Saliti ed in Sicilia,
nelle città di Monte San Giuliano e di Palermo. Del ramo passato in Monte
San Giuliano notiamo un Giovanni de Mango giurato di detta città negli anni
1437, 1438, 1440 e 1441; un Niccolò, giudice nel 1446 e tesoriere nel
1451-52; un Francesco, dell’ordine dei predicatori, abbate di Santa Maria di
Giummara, 1491, vescovo di Ippona nel 1500; un Giovan Matteo, credenziere
della Secrezia 1594; un Giovanni-Antonio, che tenne la carica di patrizio
per nomina avutane a 6 settembre 1641. Del ramo passato in Palermo si hanno
notizie sin dai primi anni del secolo XIV, trovandosi un Niccolò Mango,
figlio di Giovanni, facoltoso cittadino di Palermo che viveva nel 1323. Un
Giovanni de Mango, verso il 1490, era incaricato dal governo di curare
l’esazione delle rate del donativo da pagarsi dai comuni di Sicilia; un
Giacomo-Antonio, (di Giovanni) nato il 1 aprile 1498, fu regio milite e
familiare dell’imperator Carlo V; un Pietro, figlio del precedente, a 29
marzo 1557 otteneva conferma dell’ufficio di credenziere della Porta di
Termine in Palermo, fu collettore della gabella del tarì di nuova
imposizione nel 1564 e fu anche lui qualificato regio milite e familiare di
re Filippo II; un Giacomo (figlio di Pietro) a 3 aprile 1573 fu nominato
maestro notaro del vice portulano di Catania, con privilegio dato in Madrid
a 29 gennaio 1584 esecutoriato in Messina a 30 maggio dello stesso anno,
ottenne per sé, suoi eredi e successori, d’ambo i sessi, il titolo di regio
cavaliere e il riconoscimento dello stemma, fu nominato a 18 dicembre 1590
capitano di giustizia in Polizzi e nell’anno 1607 lo troviamo in Carini con
la carica di proconservatore del Real Patrimonio; un Ludovico, reglio
milite, prese parte alla giornata di Navarrino, fu capitano di cavalleria,
sergente maggiore di Catania, luogotenente del capitan d’arme, ecc., si
distinse nel periodo della peste in Sicilia, ecc. e fu confrate della
nobile compagnia dei Bianchi in Palermo; un Vincenzo, di Giacomo, con
privilegio dato a 4 dicembre 1630 fu elevato all’importante carica di
sergente maggiore di Termini; un Giacomo Mango e Piaggia (di Vincenzo) a 4
ottobre 1677 ottenne lettere osservatoriali del titolo di regio cavaliere e
fu padre di Vincenzo, castellano di Sciacca per privilegio dato a 29
settembre esecutoriato a 22 ottobre 1698, e che venne, con lettere
osservatoriali del 26 agosto 1724, riconosciuto, insieme con il proprio
figlio Giacomo Mango-Lo Vecchio e Ventimiglia, nel titolo di regio
cavaliere; un Vincenzo (del precedente Giacomo) fu dottore in teologia ed in
ambo le leggi, abate di S. Nicone di Fiumedinisi e di San Basilio di Troina,
ambasciatore del braccio ecclesiastico nel general parlamento di Sicilia
1778, vicario generale dell’arcimandrita di Messina 1794, fu uomo di forti
studi e autore di un nuovo alfabeto musicale; un Antonino, fratello del
precedente, fu giureconsulto di grido, ottenne riconoscimento della nobiltà
di sua famiglia con dispaccio del 29 settembre 1759, con privilegio del 13
giugno 1766 ebbe, per sé e suoi, il titolo di barone di Castelluzzo, fu
giudice della corte pretoriana di Palermo negli anni 1773-74, giudice del
tribunale del Concistoro negli anni 1787-89, giudice della Gran Corte Civile
e poi di quella criminale del Regno 1792-94, 1798-1800, ebbe, a 30 dicembre
1801 la cittadinanza di Catania e fu aggregato, insieme con tutti i suoi
discendenti, alla nobiltà catanese a 1 gennaio 1802, fu assessore del Senato
di Palermo, rettore dell’opera di Navarro 1808-9, Sindaco Apostolico dei
Padri Cappuccini di Palermo 1807, consultore della Deputazione del Regno, fu
il primo marchese di Casalgerardo in sua famiglia per investitura del 1
agosto 1780 ecc. ecc., sposò Rosaria Vanni dalla quale ebbe, tra gli altri,
Giacomo Beniamino, marchese di Casalgerardo, ecc., cavaliere d’onore e di
devozione dell’ordine di Malta, decurione di Palermo nel 1820, senatore di
Palermo dal 1830 al 1835, poi nuovamente decurione dal 1838 alla sua morte,
socio onorario della Real Accademia di scienze e lettere di Palermo, ecc.;
Maria-Caterina, moglie al marchese Biagio Drago; Raffaele, fervente
carbonaro, che, apportando nel 1820 in Palermo le notizie del movimento
napoletano, fu l’iniziatore del movimento in Sicilia; Francesco Paolo,
benedettino col nome di Anselmo e canonico della cattedrale di Monreale;
Maria-Rosa, abbadessa del monastero di S. Rosalia in Palermo, morta in odore
di santità e Giuseppe, ricevuto il 14 marzo 1796 come paggio del sovrano
militare ordine di Malta e come cavaliere di giustizia a 21 febbraio 1808 e
poscia passato cavaliere di devozione per il matrimonio contratto con la
nobile Dorotea Bisso e Polizzi, dalla quale ebbe Antonino, da cui venne
Giuseppe, marchese di Casalgerardo, ecc. (n. 2 giugno 1849 † 15 gennaio
1901) marito di Giuseppa Coppola e padre di Antonino, (n. 26 gennaio 1876;
autore di questo lavoro), Casimiro-Gaetano e Rosa-Antonia Maria.
Arma:
d’azzurro, al leone d’oro impugnante con la zampa posteriore destra uno
scudo d’argento, accompagnato in capo a destra da una cometa d’oro
ondeggiante in banda, e la banda d’oro, caricata da tre stelle d’otto raggi
del campo, attraversante.
Cimiero:
Un leone
uscente d’oro, coronato dello stesso, impugnante con la zampa anteriore
destra una spada d’argento, alta in palo.
Tenenti:
Due
guerreri armati di tutto punto d’argento, impugnanti uno con la destra,
l’altro con la sinistra una lancia d’oro.
Motto:
POR DIOS
Y POR EL REY.
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